Un romanzo dentro un romanzo, una vita scandita dalla pesantezza delle attese in amore. La luce intermittente del sentimento amoroso che fa da corollario all’intera vicenda è soltanto l’incipit, la cornice entro cui vengono gettate luci ben più abbaglianti e oscure. Le grida che la protagonista, Eleonora, scaglia nell’ambientazione di una Torino “Olimpica” sono intrise di dolore, grida di denuncia e ingiustizia. La realtà delle istituzioni “totali” (quella ospedaliera da cui muove i primi passi il sentimento amoroso, quella carceriera che segna l’immersione del libro dentro il libro per così dire “sociale” ) in cui Eleonora suo malgrado è immersa, viene smontata pezzo per pezzo con uno sforzo ricostruttivo impressionante. L’attesa è quella di un destino che sembra irridere in modo indelebile alla protagonista, pur così vivacemente convinta che alla fine il puzzle possa magicamente risolversi. E così tra le molte citazioni presenti che fungono da “titolo” e dettano il percorso di ogni capitolo, quella che più suggerisce il pathos di Eleonora, ma anche forse descrive l’intreccio impressionante degli eventi sembra essere di Paolo Coelho: “In ogni istante della vita siamo con un piede nella favola e l’altro nell’abisso”.
Carlo Buonerba
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Oltre l'attesa - Rossana D'Ambrosio
