Chi volesse leggere la mia inchiesta dedicata ai rapporti tra Mondo del Calcio, Istituti Bancari e Stato, apparsa sul quotidiano fondato da Alcide De Gasperi "La Discussione...
L’equazione Calcio, Banche, Stato.
Di Carlo Buonerba
Nel cuore dei tifosi secondo la consuetudine di riversare nel calcio quasi in maniera metaforica le energie e le angosce di quella che un tempo era la guerra, oggi in un’epoca tremendamente complessa come quella che stiamo vivendo si sta attualizzando la più grande disillusione degli ultimi decenni: ossia che anche in un mondo, ovattato, parallelo e insensibile come quello del calcio, la crisi abbia iniziato a fare e forse lo farà in modo ancora maggiore nei prossimi anni, le sue illustri vittime. Se pensiamo in questa estate atipica quali segni ci arrivino dalla sessione di mercato, dove i grandi club italiani (Juventus, Milan e Inter in primis) sono a tutti gli effetti inermi, davanti allo snocciolio delle cifre iperboliche per acquistare nuovi campioni, questo porta a un cambiamento radicale rispetto al passato. Una nuova realtà che i sostenitori faticano a digerire, quella secondo cui anche gli “squadroni” del Bel Paese per comprare debbano obbligatoriamente prima riuscire a vendere, magari a cifre piuttosto elevate, alcuni dei propri giocatori e forse anche tra i migliori che hanno in rosa. Giusto per citare solo i casi più eclatanti la Juventus campione d’Italia, una delle società che grazie anche al merchandising del nuovo stadio, con museo annesso, visite turistiche ben pagate e ai sontuosi proventi della Champions League , vanta i maggiori introiti della Serie A, anche la Vecchia Signora potrebbe doversi privare di quello che per moltissimi fans bianconeri è il designato capitano futuro della squadra, ossia Claudio Marchisio, giocatore eclettico, dotato di un bel mix tra classe e corsa, insomma una pedina da non perdere. E così pare debba fare anche il Milan del “presidentissimo” Berlusconi, per anni simbolo della ricchezza e del successo del calcio italiano in Europa e nel Mondo. I rossoneri, infatti, dopo avere venduto nella scorsa stagione pezzi pregiatissimi quali Ibrahimovic e Thiago Silva, insieme a molti altri, e avere deciso di puntare sui giovani, De Sciglio, Balotelli, Constant ed El Shaarawy , potrebbe sacrificare quest’ultimo campione in erba per rimpolpare le casse e magari portare il forte ma più attempato, Carlitos Tevez a Milano. Si profila proprio per la forte punta del Manchester City una sfida di mercato Juve-Milan. Stesso dicasi per il Napoli di De Laurentis che dopo l’addio di Mazzari (ora all’Inter) e l’approdo alla guida tecnica di Benitez, vedrà con ogni probabilità partire il suo matador Cavani per una cifra vicina ai 60 milioni di euro (queste almeno le speranze partenopee). Senza parlare dell’Inter di Massimo Moratti, una squadra da rifondare dopo le delusioni dell’ultimo campionato, il patron sembra intenzionato a trovare investitori stranieri per rianimare le casse e cercare la risalita, a tal proposito chissà come andrà a finire la trattativa con il magnate indonesiano Erick Thohir, che vorrebbe acquistare per intero il club di via Durini. Ma queste prime giornate estive di fine Giugno, potrebbero essere decisive per un’altra società italiana, il Siena di Mezzaroma, società appena retrocessa nel campionato cadetto anche grazie alla penalizzazione di 6 punti patita all’inizio dello scorso campionato. Ma per cosa è stata penalizzata la società toscana? Alcuni forse non sanno che il motivo dell’handicap è proprio dovuto alla crisi economica e al mancato pagamento di alcune mensilità degli stipendi dei tesserati dell’A.C Siena. Probabilmente nell’incontro dei prossimi giorni che la stessa società riporta sul proprio sito (in data 17 giugno), un summit urgente tra il Presidente Massimo Mezzaroma e i rappresentanti della banca Monte dei Paschi di Siena, forse si troveranno i 10 milioni di euro mancanti e per provvedere al pagamento degli arretrati e per iscrivere il club al prossimo campionato di Serie B.
Citiamo la vicenda del Siena perché la notizia è la più recente, ma avremmo potuto menzionare i rapporti tra la A.S Roma e la Banca Unicredit o quelli tra il Parma, l’Hellas Verona e la Parmalat di Callisto Tanzi, verrebbe da chiedersi, in momenti di crisi economica e sistemica come questi, quanto sia giusta l’equazione Stato-Banche-Società di Calcio. Lo Stato che poi sono i contribuenti e gli onesti cittadini che pagano le tasse, aiuta gli istituti di credito (freschissimo è proprio lo scandalo Mps) questi ultimi (tralasciando in questa sede poco opportuna il nervo scoperto dei derivati e di come manager miopi li abbiano sottoscritti) sollevano appunto le squadre di calcio dal baratro del fallimento.
Ma se il nostro calcio non sta benissimo, qualcosa da noi si è fatto per arginare il fenomeno, basti pensare che l’ex Premier Monti, allora capo dell’antitrust volle nel 2003 mettere un freno al cosiddetto decreto ‘salvacalcio’: «Gli italiani non pagheranno con le tasse il salvataggio del mondo del pallone», disse riferendosi appunto al decreto legge 282 che consentiva alle società di spalmare in 10 anni, anziché uno solo, gli oneri di bilancio causati dalla perdita di valore dei calciatori.
Dal 2003 qualcosa è effettivamente cambiato nel nostro calcio, molte società hanno adottato volenti o nolenti i nuovi diktat, imposti tra l’altro anche dall’Unione Europea, che ha di fatto vietato gli aiuti statali alle società sportive. Sulla stessa onda è da considerarsi l’appello del Presidente del UEFA, Michel Platini che ha richiesto un fair play finanziario, dove ogni società di calcio all’interno dell’Ue, debba essere in grado di autofinanziarsi che altro non è che il pareggio di bilancio. Eppure si ha come l’impressione che tali regole non valgano per tutti.... Come si spiegherebbe il caso anomalo della Spagna? Il soccer più osannato del momento, quello champagne dei passaggi continui e ripetuti del “tiki taka” che fiacca gli avversari, quello messo in mostra da Barcellona e Real Madrid, ma ancor più dalle squadre nazionali del calcio iberico. La Nazionale delle furie rosse, Campione del Mondo nel 2010, bicampione europea e semifinalista della Confederation Cup 2013, seguita sulla stessa onda dagli under 21 anche loro bicampioni d’Europa, questa scuola calcistica, eccezionale fucina di talenti, da quale panorama calcistico scaturisce ? Be forse molti non sanno che il paese dove adesso si gioca il miglior calcio del Mondo è anche quello con più debiti, circa 3,6 miliardi di euro, altre stime dicono addirittura 5 miliardi , già solo il Fisco spagnolo vanta un credito rispetto ai club di quasi 700 milioni, eppure gli enti pubblici continuano a finanziare...
Lo scandalo del 2009 del Real Madrid (anno dell’arrivo di Mourinho e degli acquisti super milionari di Ronaldo e Kakà) che chiese per tenere alto il nome dei “blancos” parecchi milioni di euro alla Banca Caja Madrid (uno dei sette istituti che dall’anno dopo partecipò alla costituzione del colosso Bankia) è scoppiato qualche mese fa, proprio quando Bankia ha chiesto per evitare il fallimento aiuto all’Unione Europea. Eppure poche settimane fa il Barcellona per acquistare Neymar, il giovane talento brasiliano si è rivolta alla stessa banca, forse i conti non tornano... Ora che cosa penseranno i tifosi del Bel Paese se nel piano di aiuti che l’Ue concederà verosimilmente alla Spagna nei prossimi mesi, grande parte di tale debito derivasse davvero dal calcio più bello del Mondo? Forse verrebbe da credere che è meglio il nostro di calcio con tutti i suoi difetti e limiti, così diciamo ancorato alla crisi da avere squadre che non riescono a pagare gli stipendi, che invece sembrare un invincibile armata pronta a sprofondare nel fallimento più totale come quello iberico... Dubitare è lecito.